di Enzo Ferro (Rinascita)
Questo giornale l'ha scritto in tempi non sospetti: vogliono fare del Meridione d'Italia una sorta di nuova Thailandia.
Lungi da noi vezzi auto-celebrativi, sia chiaro, ma in tanti eventi organizzati e patrocinati da Rinascita, per esempio quello svoltosi sette anni fa in quel di Caserta, abbiamo smascherato pubblicamente il disegno di tanti celebrati imprenditori e rappresentanti sindacali e di categoria.
Sarà anche per questo che la proposta del patron di Eataly, Oscar Farinetti, “di fare di tutto il Sud Italia un gigantesco Sharm El Sheik”, non ci sorprende minimamente. Farinetti non è impazzito all'improvviso e la sua società, Eataly, la catena alimentare di punti vendita specializzati nella commercializzazione di nostri prodotti nazionali di qualità, non è frutto di folgorazioni giocose sulla via del gusto, se si considera che è controllata per il 60% da lui e per il restante 40% da alcune cooperative del sistema Coop (Coop Liguria, Novacoop e Coop Adriatica), come si può facilmente apprendere dalla rete.
Creatore e creatura sono figlie di un apparato e di un sistema di potere che hanno ben presente dove andare a parare. Provocazione? Assolutamente no. E' lucida e consapevole pianificazione.
Il futuro della colonia Italia, privata degli ex gioielli di Stato, di infrastrutture e di rinomate e solide industrie, prevede micro stabilimenti imbottiti di manodopera “flessibile” al Nord, destinati ad essere fagocitati da quelli delle nazioni vicine, e complessi balneari e bivacchi vari nella subcolonia del Sud, preferibilmente di proprietà di “filantropi” stranieri che utilizzeranno le sue bellezze artistiche, naturali ed umane per il sollazzo di anima e corpo.
Stiamo forse farneticando? Tutto può essere ma quando un tizio che non è certamente lo scemo del villaggio afferma testualmente: “E' stato fatto troppo welfare nelle istituzioni e c'è un clima generale difficile. C'è una sola cosa da fare: un unico grande Sharm El Sheik. Il sud Italia è anche uno dei posti più belli del mondo: facciamo venire tutti i turisti del mondo lì”, qualche riflessione seria andrebbe fatta.
Anche perché il Farinetti va anche oltre nell'esplicitazione del suo (?) disegno: “Aprirei alle multinazionali di tutto il mondo, gli farei agevolazioni fiscali bestiali, non paghino tasse per dieci anni, basta che assumano tutti italiani, utilizzino prodotti italiani”.
Dunque, ricapitolando: agevolazioni fiscali “bestiali” per le multinazionali, manodopera (stagionale) locale e prodotti acquistati a buon mercato nelle zone interne più convenienti. Una colonia balneare che più colonia non si può, come tutte quelle del Sud del mondo esposte ai vizi e ai lussi dei ricconi di altre lande. Magari con corsi di formazione “turistica” a tutto tondo per i meridionali presso famiglie brasiliane, cubane e thailandesi per rendere più piacevole il soggiorno dei danarosi avventori.
Con una disoccupazione giovanile al 42% e tre milioni e mezzo di persone senza lavoro, l'industria del divertimento a sole battente o meno, non avrà troppe difficoltà a reperire carne da pruriti.
Scontato anche l'immancabile pistolotto finale contro i “cattivoni” che ostacolerebbero questo roseo futuro. “Il problema per cui non vengono, ammonisce il fondatore di Eataly, ha un nome semplice: mafia. Hanno paura di quello, e quindi come Paese e come istituzioni mi occuperei molto di questo, garantendo eventuali imprenditori”.
La priorità delle istituzioni, quindi, se non ci siamo rincitrulliti all'improvviso, dovrebbe essere quella di garantire gli affari di privati del settore turistico alberghiero. E le infrastrutture e le industrie che danno lavoro e redditi non stagionali? Ah no, questa è roba vecchia, scusateci.
Nel paese del sole e del mare si mangia solo d'estate e l'ormai ammuffito concetto di stipendio deve essere sostituito da quello di regalia, casomai con l'aggiunta di una bella pacca sul sedere.
Nel paese che vorrei, il futuro son gnocche e “sghei”. Parola di filantropo.