giovedì 17 luglio 2014

Natura e contro-natura. 
Attualità del Macbeth shakespeariano


di Marco Zonetti


Possente, ambigua e autoriflessiva opera di William Shakespeare, il Macbeth viene dai più definito come la tragedia dell'ambizione e della brama di potere, non per niente ribattezzato Il trono di sangue nella versione cinematografica di Akira Kurosawa.

Rivisto con gli occhi moderni, in questa società di oggi che sempre più rifugge la Natura, sfidandola e rimettendola in discussione continuamente, complice una dissennataHýbris che vuole ridurla a balocco dei capricci di chicchessia, il Macbeth acquista tuttavia un'interpretazione completamente nuova.

Macbeth, barone di Glamis, viene subdolamente spinto a commettere regicidio dalle "Fatal Sisters", tre streghe (forze soprannaturali) che ne risvegliano l'ambizione latente contaminando il buono che è dentro di lui. Preda ormai della smania di potere, Macbeth scrive dunque una lettera all'amata moglie che, da quel momento in poi, diviene sua principale alleata (e istigatrice) nel piano per impadronirsi del trono di Scozia.

Avvelenati da forze maligne, arcane (e contro-natura), Macbeth e consorte mirano a sovvertire la natura delle cose, vedendo a poco a poco il loro amore e la loro unione sfaldarsi sotto il peso di titoli e corona conquistati attraverso il delitto.

"Foul is fair and fair is foul". Il Brutto è bello e il bello è brutto, recitano le Fatal Sisters.

Dal momento in cui Macbeth si lascia travolgere dallaHýbris, e dalla convinzione che tutto sia lecito, non vi è più nulla di definito, nulla di convenzionalmente riconosciuto, nulla di certo. La stessa Lady Macbeth è costretta a "snaturarsi" e a perdere i tratti femminili per divenire una sorta di virago spietata e assassina, un essere demoniaco privo di ogni connotato di genere nonché di umanità. Si può dire che Lady Macbeth divenga una sorta di "transgender" ante litteram, rinunciando alla propria femminilità per desiderio di potere. Paradossalmente non per sé, ma per il marito.

il "Macbeth", infatti, è prima di tutto una tragedia famigliare.

La tragedia di una coppia amorosa che si distrugge perché stravolta dalla Hýbris di voler sovvertire lo status quo e la natura, inseguendo effimere e irreali chimere che condurranno lui a uno stato d'insonne paranoia e lei alla follia vera e propria.

Nel disgraziato gorgo che li travolge, nel rifuggire ormai categoricamente tutto ciò che è naturale, non esiteranno perfino a eliminare una madre con il figlioletto, arrivando così a immolare una famiglia per i loro giochi di potere.

Complici i delitti della snaturata coppia, il regno di Scozia sprofonda in una sorta di tenebra perenne, che tanto ricorda la saga arturiana, quando Artù scopre l'adulterio di Ginevra con l'amico fraterno Lancillotto, atto illecito che contribuisce a spezzare l'equilibrio idilliaco di Camelot conducendo alla rovina.

Con il progredire della narrazione, il disegno satanico delle Sorelle Fatali sembra aver preso ormai il sopravvento, anche perché la profezia vuole che il regicida soccomba soltanto a un uomo non nato da donna, e questo nel momento in cui il bosco di Birnan muoverà contro Dunsinane, ovvero contro Macbeth stesso.

Questi due elementi apparentemente soprannaturali e impossibili a verificarsi, in perfetto clima con la tragedia, in realtà si rivelano un inganno sapiente delle tre streghe. L'uomo "non nato da donna", ovvero MacDuff che nell’epilogo restituirà la corona al legittimo erede al trono Malcom, è in realtà venuto al mondo in maniera del tutto naturale seppur con parto cesareo (e cioè strappato anzitempo al ventre della madre), e l'attacco da parte del bosco di Birnan è in realtà dovuto all'avanzata dei soldati che, dopo aver strappato i rami degli alberi, se ne schermano per coprire i propri progressi dando l'idea che sia lo stesso bosco a muoversi.

Il soprannaturale cede quindi alla Natura, e a essa soccombe, quasi fosse la Natura stessa a reclamare la vittoria sulle forze che mirano a sovvertirla.

Analizzando dunque la tragedia con gli occhi di un lettore moderno, è facile scorgere nel Macbeth una sorta di monito a non sfidare la Natura e a non accarezzare sogni ambiziosi di piegarla ai propri voleri, pena la distruzione del tessuto stesso della società, la disgregazione delle famiglie, e, non ultima, la fine dell'amore coniugale, schiacciato dalla corsa dissennata a soddisfare i propri desideri ambiziosi rivolgendosi a tutti i costi a ciò che naturale non è.

Il Macbeth, quindi, come metafora retroattiva di ciò che oggi vediamo accadere sotto i nostri occhi, dove tutto pare ormai lecito, dove madri e famiglie vengono costantemente minacciate da istanze egoistiche, e dove i sessi, emuli di Lady Macbeth, si "snaturano" per soddisfare ogni capriccio dettato dall'ambizione di volersi sostituire alla stessa fisiologia umana.