Nonostante Casaggì abbia scelto, ormai da tempo, di fare un passo di lato rispetto alle strutture di partito e alle logiche interne delle correnti e delle fazioni, vogliamo pubblicare un'intervista di Giorgia Meloni, candidata alle primarie del centrodestra in opposizione al segretario Alfano e alla cricca di politicanti e lacchè che lo circondano. Pubblichiamo quest'intervista non solo perchè riteniamo Giorgia Meloni una delle poche persone con una storia politica e una presentabilità di tutto rispetto, ma perchè crediamo che abbia perfettamente compreso le manovre, gli equilibri e i giochetti che stanno dietro al sipario della cosiddetta "democrazia interna" del principale partito di centrodestra. Uno spunto di riflessione interessante, a prescindere dalle appartenenze politiche (o partitiche) di ognuno.
«Scendo in campo per evitare al PdL un’elezione farsa». «La Russa e Gasparri sbagliano a blindare il segretario. Sarà una sfida vera e dura».
L’intervista a Libero Quotidiano di Tommaso Montesano
Giorgia Meloni, ha visto il sondaggio di Libero? Per i nostri lettori, al momento è lei la candidata premier del Pdl. Angelino Alfano è secondo…«Un risultato che non può non gratificarmi e che certifica l’interesse che stanno suscitando, presso i nostri elettori, primarie vere basate sul confronto tra linee politiche. Ma leggere tutto attraverso i numeri è un errore».
Però sono proprio i numeri a rivelare che la sua candidatura ha dato la scarica ad un Pdl che pareva orientato a incoronare Alfano senza scosse… «Invece io ho sempre detto che per il nostro partito sarebbe stato inutile tenere primarie al cloroformio. Quelle nelle quali il nome del vincitore c’è già. Senza confronto né dibattito».
Il duello con Alfano è già iniziato. «Al Pdl serve una competizione il più possibile serrata, ma leale. È nell’interesse di tutti. Solo risvegliando la fiducia degli italiani delusi da noi riusciremo a rafforzarci. Ci possiamo arrivare solo con primarie credibili».
Che ne pensa dei suoi ex colleghi di An, Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri in primis, che mettono in guardia dalla proliferazione dei candidati? «In questa fase si tratta di pre-candidati. Vedremo quanti porteranno le firme richieste. A tale proposito, ribadisco quanto sostenuto nei giorni scorsi: 10mila sottoscrizioni sono poche. Alfano ha ragione: le primarie non devono essere una fiera delle vanità. Avevo proposto, infatti, di alzare la soglia a 20mila. Non sono stata ascoltata».
Ad oggi, tuttavia, i candidati sono circa una dozzina: troppi, secondo la gran parte del PdL. «Io credo che, una volta fissati i parametri per le candidature, nessuno di noi debba sindacare le scelte dei partecipanti. Saranno i nostri elettori, con il loro voto, a stabilire chi è all’altezza e chi no».
È delusa che gran parte dei dirigenti provenienti da An, a partire proprio da Gasparri e La Russa, si sia schierata con Alfano? «No, non sono delusa. L’avevo messo in conto. Si tratta, però, di una scelta che non condivido. Blindare Alfano, magari con il 90% dei consensi, quando il Pdl secondo i sondaggi è al 15%, indebolisce il segretario. Non lo rafforza. Per questo dico che la mossa che ho fatto io, quella di candidarmi, l’avrebbero dovuta fare altri».
Alessandro Cattaneo, il sindaco di Pavia leader dei «formattatori del Pdl», ha accusato Alfano di essere il candidato dell’apparato. Anche lei si sente una guastatrice? «Una delle ragioni che mi hanno spinta a candidarmi è proprio la distanza che avverto tra la nostra nomenklatura e il territorio. In queste ore sono sommersa dai messaggi di chi mi scrive perché vuole partecipare a questa avventura. Gente che non conosco, che mi chiede informazioni su come raccogliere le firme e come aprire un comitato elettorale».
Quali saranno le parole d’ordine della sua campagna elettorale?«Rigenerazione, sovranità, meritocrazia. Senza paura. Dobbiamo dare voce a chi fa politica onestamente e consentire al popolo italiano di scegliere i propri rappresentanti a tutti i livelli. A partire dal governo, che non ci deve essere imposto né dalle banche, né da Bruxelles».
Torniamo ad Alfano. Secondo lei se non raggiunge il 50% dei consensi deve rinunciare alla candidatura? «Insisto: il problema non sono le persone, ma la credibilità della competizione. Se la gara è serrata, autentica, e non una farsa, chi ottiene un voto in più degli altri vince. Non esistono soglie di legittimazione. Più le primarie funzionano, maggiore valore acquisterà l’eventuale vittoria di Alfano. Che resta il favorito».
Sa che si dice in giro? Che sotto sotto la sua candidatura non dispiaccia soprattutto a Silvio Berlusconi… «Io corro per far vincere le mie idee. Nel Pdl finora c’è stata poca attenzione per il precariato, le città e le regioni, l’ecologia, il divario digitale, il futuro dei giovani, la costruzione dell’Europa dei popoli, la denatalità, l’etica pubblica. E mi candido per vedere quanto valgono, queste idee. Lo faccio da sempre: non mi appassiona gestire le sconfitte. Altri discorsi non mi interessano».
A proposito di sconfitte: Alessandra Mussolini si è già tirata fuori. Quella Mussolini che aveva ironizzato sulla sua candidatura. «La notizia non suscita in me alcun interesse».