di Gianluca Limòn (L'Intellettuale Dissidente)
Il grande capolavoro di George Orwell a confronto con il più giovane romanzo dei nostri giorni Hunger Games. Un totalitarismo, una società divisa in classi, il culto dello Stato e un conformismo dominante. Due libri che ci raccontano una società sotto la repressione e che portano a riflettere attraverso due trame straordinarie.
1984 è il romanzo più importante di Gorge Orwell, scritto nel 1948 durante il periodo della guerra fredda, definito da molti il romanzo dispotico per eccellenza. Il tema affrontato è quello del potere e la manipolazione dei suoi sudditi:
E’ il 1984 e il pianeta Terra è suddiviso in tre grandi potenze, in costante guerra fra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. L’azione è ambientata in un futuro prossimo in cui la società è amministrata secondo i principi del Socing, un socialismo estremo, governato da un partito unico il cui capo supremo è il Grande Fratello, un personaggio che nessuno ha mai visto e che spia e tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini. La gerarchia del Partito si articola in classi, in testa, i leader e gli amministratori, comandano sugli impiegati e i funzionari. Sotto il partito stanno i Prolet, la forza lavoro adibita ai lavori più pesanti; i proletari che per l’appunto che non hanno niente se non la prole.
Il Partito controlla e educa alla sua ideologia. Il controllo avviene attraverso delle telecamere, che privano gli individui della privacy e di alcuna forma di libertà, e con la forza armata che interviene ad ogni minimo cenno di ribellione o di fronte a comportamenti considerati sospetti. La propaganda sulle masse è costante, lo slogan del partito è “La libertà è schiavitù, la guerra è pace, l’ignoranza è forza”.
Il protagonista del romanzo è Winston Smith, membro del partito che lavora nel Ministero della Verità, il cui compito è aggiornare costantemente le notizie dei libri e giornali non in linea con la politica del partito. In questo modo il passato viene manomesso e la storia, su cui il partito ha il controllo, viene riscritta a proprio vantaggio: “chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato”. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith non sopporta il partito e inizia a remargli contro. Trova un alleato in un compagno di lavoro, O’Brien, insieme al quale inizierà a collaborare con un’organizzazione clandestina.
Orwell, ci mostra una società paradossale che solo al pensarla crea angoscia nel lettore. Un mondo in cui ogni individuo è privo di libertà e dove ogni suo più naturale istinto viene represso. Una società dominata da un’ideologia che attacca e manipola l’origine stessa della vita. E vediamo infine come il presunto “benessere” che il Partito fa vivere ai suoi cittadini, è fonte di depressione, angoscia, frustrazione, perdita di senso. È possibile fare un paragone con il modo di vivere dei nostri giorni che ha scaraventato l’uomo in una disperata infelicità quale nessuna epoca precedente ha mai veduto, ma che per quanto brutale non importa: viviamo comunque nel “migliore dei mondi possibili”.
Più recentemente tra le opere con un’ambientazione futuristica, Hunger Games, il libro della scrittrice statunitense, Suzanne Collins, ha avuto tanto successo da diventare presto un film campione d’incassi.
Il romanzo è ambientato in un Nord America post apocalittico. Protagonista è la sedicenne Katniss Everdeen, che vive nella terra di Panem, divisa in dodici Distretti e governata da un regime totalitario con sede a Capitol City.
La popolazione, è obbligata a lavorare solo ed unicamente per sostentare la ricca capitale, e nel frattempo sopravvive in preda alla fame e alle ristrettezze, senza alcuna prospettiva di reale libertà. In seguito ad un passato tentativo di rivolta, ogni anno da ciascun distretto vengono scelti un ragazzo e una ragazza per partecipare agli Hunger Games, un reality show in cui i 24 ragazzi, i tributi, si affrontano in un’enorme arena finché non resta un solo sopravvissuto.
Katniss e Peeta sono i due giovani scelti del dodicesimo distretto per la 74ª edizione dei giochi. I due partono per la capitale, dove gli aspettano i migliori trattamenti e servigi per i partecipanti dei giochi che si accingono ad andare in contro alla morte. Dopo una grande preparazione e una spettacolare inaugurazione, i giochi hanno inizio.
Questa volta però i giochi avranno un finale inaspettato. I due giovani, infatti, rimasti come ultimi due concorrenti, rifiutano di uccidersi e piuttosto scelgono il suicidio. A questo punto gli organizzatori devono intervenire per non far finire i giochi in tragedia e cosi deludere il pubblico. Vengono sanciti per la prima volta nella storia dei giochi due vincitori. Con la loro vittoria i due ragazzi hanno acceso la speranza nel cuore della gente e in particolare Katniss, temeraria e sfrontata, è diventata un simbolo per il popolo che si sta preparando per la rivoluzione.
Ogni romanzo è figlio del proprio tempo, e Hunger Games è un buon romanzo di avventura, un concentrato di azione e suspense, ma con un sotto testo non banale che guarda con occhio critico alla società contemporanea. Pone l’accento sull’estremo spettacolo con la strumentalizzazione della violenza e della sofferenza per mero intrattenimento. Non a caso è stato scelto Panem come nome del paese. “Panem et circenses” recitavano i latini..
Orwell scrisse il suo romanzo ai tempi del comunismo sovietico, in cui il governo si prendeva con la forza la libertà del singolo individuo. Oggi invece siamo stati noi a consegnare con le nostre mani la libertà al nemico. In 1984 il grande mostro era il comunismo, nel XXI secolo il grande mostro è il conformismo. Se non ci sono più valori, l’importante è lo spettacolo!
“Cominciamo a percepire che nella nostra società tecnologica ogni nuovo passo avanti rende l’uomo insieme più impotente e più forte, che ogni nuovo potere acquisito sulla natura sembra essere un potere sull’uomo… gli individui sono sempre più alienati dalla società… sebbene si ponga ancora l’accento sui vantaggi dell’aumento di produzione e del consumo, nei paesi più prosperi sta nascendo la sensazione che la vita stia perdendo in qualità e vengono messe in discussione le basi di tutto il sistema”(Da Sudditi di Massimo Fini). L’uomo è natura e cultura insieme, ma la prima non può essere piegata e spazzata via a discapito della seconda.
È quello che George Orwell e Suzanne Collins, ci mostrano. I due autori ci vogliono mettere in guardia contro un futuro che non è poi cosi lontano. Citando la frase di Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica: “Siamo su un treno che va a trecento chilometri all’ora, non sappiamo dove ci sta portando e, soprattutto, ci siamo accorti che non c’è il macchinista”. Un treno su cui siamo tutti e non sappiamo in quale direzione corre. Soltanto mettendo la libertà e la ragione alla guida, saremo capaci di evitare un destino fatale: lo schianto della nostra civiltà.