di Nicolai Lilin (L'Intellettuale Dissidente)
Cari amici, in questi giorni mi sono arrivate molte lettere con la richiesta di condividere con voi la mia opinione su quello che succede in Ucraina. Sarò breve, perché mi sto occupando della mia figlia neonata.
L’Ucraina oggi rappresenta uno dei tanti punti di scontro del potere occidentale (Bruxelles, NATO, la BCE, la finanza ecc.) con quello russo (Mosca e gli alleati, Gasprom, Putin, gli ortodossi ecc.). Come avviene già in Siria, in Caucaso e attorno al Mar Caspio, l’Occidente, con metodi per niente eleganti, cerca di accerchiare la Russia per poterla bloccare in futuro nella stretta militare e, sfruttando le sanzioni economiche, costringerla a diventare una miniera di risorse naturali (gas, petrolio e altro). È da considerare che la Siberia, terra ricca di ogni risorsa, è stata scoperta fino ad ora soltanto al venti percento e visto l’avanzato riscaldamento globale non è difficile ipotizzare che nei prossimi decenni sarà più facile conquistare quell’immenso territorio. Senza parlare del controllo del Polo Nord con i suoi fondali ricchi di gas e petrolio. Chi lo farà, detterà le regole della politica energetica globale per il prossimo secolo. Quindi nel presente momento storico si gioca il futuro e nessuna delle parti vuole risparmiare i colpi. Per l’Occidente la conquista della Russia è importante per un altro motivo: dalla Russia si potranno fare pressioni maggiori sulla Cina, il paese che va di traverso agli americani, ma contro il quale nessuno osa fare una guerra diretta perché la potenza militare cinese oggi sarebbe capace di trasformare in polvere qualsiasi altro stato. Conquistando la Russia l’Occidente potrà creare una serie di conflitti intermediari contro la Cina, cioè fare una guerra lunga e difficile con le mani degli altri e stremare i cinesi, finché non crollano. Questi sono i motivi più importanti, poi ci sono quelli meno importanti, come l’Iran, l’India ecc.
In Ucraina attualmente non è ancora cominciata la guerra civile, ma visto come si sviluppano gli eventi, se presto non interviene l’esercito ucraino sostenuto da quello russo, la guerra civile è inevitabile. So che per gli occidentali gli immagini delle piazze che bruciano e le notizie delle decine dei morti sembrano già qualcosa fuori dal normale, ma per le persone dell’ex repubbliche sovietiche questo tipo di eventi sta nella categoria che si chiama “i disturbi di massa” quindi, ci vota ancora un po’ prima che l’esercito si muova.
I giornalisti da tutte e due le parti strumentalizzano la situazione. Io ho due amici, uno sta con i rivoltosi e l’altro con i governativi, tutti e due ex militari. Da quello che mi dicono loro gli scontri hanno un medio livello di pericolosità, sono state viste le armi da fuoco in mano ai rivoltosi, in gran parte sono armi illegali, alcuni fucili AK47 modificati con canna corta e calcio pieghevole, pistole Macarov e Baical calibro 9×18, alcuni muniti con i silenziatori, molti fucili da caccia con le canne mozze e qualche relitto della seconda guerra mondiale (uno dei manifestanti è stato trasportato nell’ospedale con ferite molto gravi all’occhio perché ha cercato di sparare con una pistola-mitragliatrice PPS, quella di sistema di Sudaev, arrugginita e l’arma è esplosa, ferendolo con i frammenti metallici del telaio). Da prendere in considerazione che qualche giorno prima dell’inizio dei disordini a Kiev sono avvenuti due furti ai collezionisti d’armi da fuoco, sono state rubati circa trecento fucili e pistole, dei quali ventotto sono fucili di precisione da guerra. Non è vero che tutti i manifestanti pro occidente sono nazisti.
Tra gli estremisti di destra ci sono banderovzi (nazional-socialisti ucraini), UNA UNSO (nazionalisti neonazisti) Ortodossi Nazionalisti (i neonazisti credenti cristiani ortodossi) NFVK (il fronte nazionale dei guerrieri cattolici). Tra i manifestanti ci sono studenti, nazionalisti ucraini (neonazisti) sono presenti in grande numero ma non rappresentano la maggioranza dei manifestanti. Il mio amico pro occidentale non è un neonazista, lui è un semplice giovane uomo apolitico, ex militare che lavora come autista di un tram. Nella barricata presso cui protesta all’inizio si sono presentati alcuni neonazisti ma i manifestanti li hanno allontanati. Quindi anche se molti dicono che la protesta è un evento organizzato e gestito da un unico nucleo di comando, io credo che questo non sia del tutto vero. Forse c’è una parte dei manifestanti che si è organizzata e agisce esibendo le capacità organizzative maggiori rispetto agli altri, forse loro sono strumentalizzati dai servizi occidentali, in ogni caso è ancora troppo presto per dirlo ma si può già ipotizzarlo. Invece il fatto che la rivolta si preparava da settimane, è ormai evidente. I manifestanti hanno un ottimo servizio di logistica, di comunicazione, sono forniti di materiale necessario per i combattimenti, hanno le armi e le munizioni, hanno molto materiale infiammabile fatto apposta per fabbricare le molotov, hanno molte bombe fabbricate in casa, hanno una mensa mobile che fornisce il cibo caldo e quello liofilizzato.
La parte governativa a grandi linee per ora si trova nella posizione di osservazione, vuole vedere fino a quanto la gente rimarrà sulle strade e cerca di isolare le zone di combattimenti per evitare che l’effetto si dilaghi su tutta la città. La polizia ufficialmente non usa le armi da fuoco, non sono ancora stati abilitati a farlo e se lo faranno senza l’ordine rischiano di finire sotto processo. Sono stati visti i cecchini, che sicuramente agiscono per la parte del governo ma non ci sono notizie che qualcuno li abbia mai autorizzati a sparare ai rivoltosi, è molto probabile che alcuni poliziotti o militari o agenti dei servizi particolarmente arrabbiati con rivoltosi agiscano in quel modo per la propria iniziativa, questo era già avvenuto in passato, basta ricordare le rivolte nelle repubbliche baltiche dove alcuni agenti del KGB sparavano alla gente dai tetti dei palazzi senza aver ricevuto l’autorizzazioni a farlo.
Io spero che le violenze finiscano e che l’Ucraina torni alla normalità seguendo la volontà politica e sociale dettata dal desiderio espresso democraticamente dal popolo, senza decadere nella brutalità della guerra civile.