
Nella ricca esposizione di manifesti, il
cuore della mostra, ma anche di giornali ed opuscoli, ad emergere sono
il tentativo di cancellare l’onta dell’8 settembre e di affermare
una sorta di “cameratismo dell’onore” con l’alleato tedesco; la visione
del nemico, incarnazione dell’imperialismo inglese e del capitalismo
americano; la lotta sul fronte interno, espresso dai “borghesi”, dai
“sabotatori” e dai “banditi”; la ripresa dello spirito
risorgimentale d’impronta repubblicana (con le immagini di Garibaldi e
di Mazzini); la denuncia degli scempi dei “liberatori”; la “mistica del
sacrificio” e l’aspettativa per una “Nuova Italia” da ricostruire.
Centrali in questa “estetica
della strada” le immagini dei migliori illustratori dell’epoca, con in
prima fila Gino Boccasile e Dante Coscia. Tra i manifesti
esposti nella mostra genovese spiccano (di Boccasile) il manifesto di
forte suggestione evocativa “Sta per scoccare l’ora dell’espiazione per
l’antiEuropa” ed il notissimo “Razzia” con l’immagine della Venere
di Milo, abbracciata dal soldato di colore e segnata, sul ventre, dal
prezzo in Usd. Da non perdere il catalogo (Canneto Editore,
www.cannetoeditore.it) che conferma il rigore filologico dei curatori e
degli organizzatori, impegnati a cogliere – come si legge in premessa –
“lo sforzo di rimotivazione ideologica” del fascismo di Salò ed il
tentativo “di riattualizzare quella dimensione eversiva e di movimento
che aveva caratterizzato il fascismo delle origini”.
Quanto poi quella propaganda riuscì nel
suo intento è evidentemente un’altra questione, così come in gran parte
da fare è il discorso sull’essenza della Rsi, a cui uno
storico- giornalista certo non di orientamenti neofascisti, quale fu
Giorgio Bocca, riconobbe, nel suo libro “La Repubblica di Mussolini”,
quel consenso popolare che aveva caratterizzato il ventennio precedente.
In questa prospettiva, anche sapere guardare l’immagine (e quindi –
aggiungiamo noi – l’immaginario) dell’epoca può essere utile, sulla
strada di una più compiuta analisi storica, ormai doverosa a settant’anni da quegli avvenimenti.
di: Mario Bozzi Sentieri (barbadillo.it)
di: Mario Bozzi Sentieri (barbadillo.it)