mercoledì 13 novembre 2013

Come diventare baby prostitute? Basta la pubblicità


di Alessandro Carbone

C’è una donna in piedi con le gambe aperte, porta una minigonna molto corta. Non sappiamo se stia sorridendo perché l’immagine la tronca alla vita. Sotto di lei un ragazzo steso a terra con la testa poggiata sui gomiti guarda in alto. Garda lì. Si, insomma, gliela guarda. Una scritta in inglese sgrammaticato recita: “Like what you see?”. Ti piace quello che vedi? Mi viene da domandare: “E cosa dovrei vedere?”. La successiva scritta non lascia troppi dubbi: “Epilazione indolore”.

Questo il cartellone pubblicitario di un centro estetico romano davanti al quale sono rimasto due semafori. Non la menerò lunga sulla martellante pressione sessista con cui la pubblicità bastona l’immaginario erotico delle donne (e degli uomini), anche perché non è certo un sentimento di indignazione bigotta che muove le mie riflessioni, no, c’è altro. In quell’immagine di donna con le gambe aperte spiata dal maschietto che ne brama il sesso privato da ogni inestetismo pilifero vedo un pezzo della mia Italia, un tassello di cocomero di quella fetta di nazione colonizzata da Berlusconi da 20 anni. In questo cartellone vi leggo un involontario bignami di filosofia dei consumi, il riflesso pavloviano di un educazione ‘arcoriana’mandata giù da almeno due generazioni.

Io per deformazione professionale tendo poi a giocare con le macchie di Rorschach con le figure, e sarà tutta una mia proiezione per carità, ma se guardate bene l’immagine potrete vedere come la V capovolta della gambe della ragazza e la V formata dai gomiti del ragazzo formino un richiamo piuttosto esplicito all’apparato sessuale femminile, non basta, la testa del ragazzo è posizionata proprio all’altezza del famoso ‘campanello’ del piacere, insomma quello che va agitato da sole nei momenti più felici di riflessione personale. L’uomo che ti guarda lì ti fa piacere. E’ un tuo piacere avere un pube depilato e attraente da mostrare agli uomini. Perchè essere guardate e apprezzate è appagante. E’ una forma di potere. Donna, è la forma di potere che noi ti concediamo. La vagina depilata metterà ai tuoi piedi uomini dalla cravatta a penzoloni che ricordano lingue assetate. Ecco la liberalizzazione della donna, l’emancipazione della massaia, il femminismo all’italiana che gridava “l’utero è mio e lo gestisco io”. Accontentate, purché non rompiate i coglioni con le pari opportunità e l’uguaglianza professionale. “Ogni donna è seduta sopra il proprio gioiello”. Questa Berlusconi non l’ha mai detta, ma è la pietra filosofale della sua comunicazione. E ha vinto lui. Io guardo questo cartello e vedo l’aula del processo Ruby, vedo il telefono che squilla in una questura di Milano e vedo qualcuno che dall’altro capo avverte che quella ragazzina depilata tenuta in custodia è la nipote del premier egiziano Mubarak, vedo le ragazzine di Casoria fare la fila su un palco allestito dentro uno squallido centro commerciale per i provini di Veline. Gli manca solo il cartellino del prezzo. Sono strette tutte in bikini striminziti, sognano l’amore con un calciatore famoso e non sanno fare nulla. Ma sono tutte perfettamente, emancipatamente, televisivamente depilate.