di Francesco Chiarizia (L'Intellettuale Dissidente)
La popolazione triestina insorge contro l'esercito di occupazione alleato. Gli scontri proseguono nel pomeriggio, e la tensione sale fino alla tragedia: la polizia, al comando di ufficiali inglesi, apre il fuoco ad altezza d'uomo ed uccide due persone. La popolazione reagisce, ed assalta sedi anglo-americane incendiando gli automezzi della polizia. Il 6 Novembre gli incidenti proseguono, e una grande folla si raduna in Piazza Unità per dare l'assalto alla prefettura, dopo aver innalzato il tricolore sul Comune e sul palazzo del Lloyd Triestino.
5 Novembre 1953. La popolazione triestina insorge contro l’esercito di occupazione alleato. Due giorni prima gli americani avevano rimosso il tricolore che i triestini avevano innalzato sul Municipio e che il sindaco Bartoli, si era rifiutato di rimuovere nonostante l’ordine del governo militare alleato. Si formano cortei di protesta in città, dispersi dalla polizia civile alleata, ma che riprenderanno il giorno successivo in occasione della commemorazione della Vittoria al Sacrario di Redipuglia.
In varie zone della città si verificheranno scontri tra gli italiani e la polizia alleata. Il 5 Novembre, alla riapertura delle scuole, i coraggiosi studenti di Trieste entreranno in sciopero e formato un corteo, si dirigeranno verso Piazza Sant’Antonio, dove si scontreranno con la polizia militare inglese che, in assetto antisommossa, disperderà il corteo manganellando e mettendo in fuga i ragazzi, che in parte troveranno rifugio nella Chiesa di Sant’Antonio. Gli scontri proseguono nel pomeriggio, e la tensione sale fino alla tragedia: la polizia, al comando di ufficiali inglesi, apre il fuoco ad altezza d’uomo ed uccide due persone. La popolazione reagisce, ed assalta sedi anglo-americane incendiando gli automezzi della polizia. Il 6 Novembre gli incidenti proseguono, e una grande folla si raduna in Piazza Unità per dare l’assalto alla prefettura, dopo aver innalzato il tricolore sul Comune e sul palazzo del Lloyd Triestino. Intervengono truppe inglesi in assetto da guerra, mentre gli americani si barricano nelle caserme da loro occupate. La manifestazione italiana viene repressa nel sangue, gli inglesi sparano di nuovo ad altezza d’uomo uccidendo 4 persone. Al termine degli scontri si conteranno 6 caduti (più lo studente ventenne Stelio Orciuolo che morirà un anno dopo per i postumi di una manganellata), 153 feriti (di cui 82 da arma da fuoco) e decine di arresti e condanne.
L’Italia intera è in lutto, cortei e manifestazioni si susseguono in tutte le città, e il governo italiano invia una nota di protesta ai governi inglese e americano. Quest’ultimo prenderà le distanze, affermando che la polizia civile triestina ha agito sotto comando britannico.
I caduti dei moti triestini del 1953 erano tutti aderenti alla Lega Nazionale. Questi i loro nomi:
Francesco Paglia (Trieste 1929), universitario, ex bersagliere della Repubblica Sociale Italiana
Leonardo “Nardino” Manzi (Fiume 1938), studente, esule fiumano
Saverio Montano, nativo di Bari
Erminio Bassa (Trieste 1902), portuale
Antonio Zavadil (Trieste 1889), portuale
Pietro Addobbati, di anni 14, figlio di esuli zaratini
Nel 2004 verrà loro concessa la medaglia d’oro alla memoria con la seguente motivazione:
“MEDAGLIA D’ORO AI CADUTI DEL 1953″
“Animato da profonda passione e spirito patriottico partecipava ad una manifestazione per il ricongiungimento di Trieste al Territorio nazionale, perdendo la vita in violenti scontri di piazza. Nobile esempio di elette virtù civiche e amor patrio, spinti sino all’estremo sacrificio”
5/6 novembre 1953 – Trieste